
«È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia.» A scriverlo fu Stendhal volendo far riferimento ad un luogo d’incontro prediletto nel suo tempo da lui e da tanti altri intellettuali e letterati. Un luogo capace di far vivere da quel 1831, anno della sua fondazione, feste, balli, trattative commerciali e persino riunioni massoniche. Un punto di riferimento per i padovani, ma anche per i viaggiatori e gli uomini d’affari provenienti da tutta la Penisola che in quest’imponente edificio neoclassico trovavano sempre accoglienza e ristoro. Il Caffè Pedrocchi era un luogo molto caro a Stendhal, profondo conoscitore e ammiratore dell’Italia che nel libro “La Certosa di Parma”, lo descrisse come “il migliore ristoratore d’Italia”.
Si racconta che… erano i primi dell’8oo quando Antonio Pedrocchi, famoso caffettiere bergamasco, cominciò a sognare un caffè monumentale, dall’architettura rappresentativa e funzionale, situato proprio al centro della città di Padova. Il suo desiderio era chiaro: “doveva essere il caffè più bello della Terra”. Ereditata la bottega del caffè del padre, Antonio Pedrocchi commissionò il progetto all’architetto veneziano Giuseppe Jappelli, perché gli desse un’impronta unica ed elegante. L’illustre ingegnere e architetto riuscì a creare quello che di li a poco sarebbe diventato uno degli edifici storici simbolo della città di Padova, uno dei più famosi, forse il più bello, sicuramente il più grande Caffè dell’800.
Da quegli inizi e dall’inaugurazione del Caffè Pedrocchi avvenuto nel 1831 sono ormai trascorsi quasi 200 anni. Nel 1842, in occasione del IV Congresso degli scienziati italiani, venne inaugurato il piano “Nobile”, al piano superiore, uno spazio interamente dedicato agli spettacoli e alle feste e che oggi ospita il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea.
Tra i tuffi nella storia del caffè più famoso e noto di Padova e tra i più belli d’Italia vi è quello del 1891, quando, alla morte di Antonio Pedrocchi, il caffè Pedrocchi viene lasciato in dono al Comune di Padova e ai suoi concittadini dal figlio adottivo Domenico Cappellato Pedrocchi, con l’impegno che lui stesso annotò e scrisse nel suo testamento. «Faccio obbligo solenne e imperituro al Comune di Padova di conservare in perpetuo, oltre la proprietà, l’uso dello Stabilimento come trovasi attualmente, cercando di promuovere e sviluppare tutti quei miglioramenti che verranno portati dal progresso dei tempi mettendolo al livello di questi e nulla tralasciando onde nel suo genere possa mantenere il primato in Italia».
LE SALE DEL PEDROCCHI
LE SALE DEL PIANO TERRA
Eleganza e delicatezza al Pedrocchi di Padova si mescolano insieme. Le sale del piano terra sono tre: la sala verde, quella bianca e la rossa. Ancora oggi, queste sale, come quelle del piano “nobile” o superiore mantengono il gusto e l’interesse per gli stili passati. Una successione di stanze che riflettono l’estro eclettico dell’800.
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La sala Verde del Caffè Pedrocchi, prende il nome dal colore della tappezzeria, verde appunto. Un colore scelto per onorare la bandiera tricolore e mantenuto tutt’oggi in suo onore. Secondo l’usanza, questa stanza è sempre stata aperta a tutti. Un luogo sicuro dove le persone meno abbienti potevano riscaldarsi nelle fredde giornate d’inverno e sostare senza obbligo di consumazione. Un aneddoto popolare da cui trae origine il detto “essere al verde”. Oggi questa usanza viene mantenuta. Un caffè americano gratuito viene offerto a tutti gli studenti di Padova che desiderano intrattenersi liberamente. Una sala aperta al pubblico in cui artisti e autori possono esporre i loro quadri o presentare i loro libri.

La sala bianca del Caffè Pedrocchi è ricordata per un fatto storico accaduto l’8 febbraio 1848 quando dei soldati austriaci aprirono il fuoco contro degli studenti in rivolta. In quell’occasione un colpo di pistola uccise uno studente. A ricordare quella giornata una targa a perenne memoria accanto ad un foro di proiettile in una delle pareti della sala. Inoltre, nella sala bianca è disposta una targa con la famosa citazione di Stendhal, un assiduo frequentatore dello stabilimento Pedrocchi, che nel suo romanzo “La Certosa di Parma” rende così omaggio al locale: “È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia”. Una notizia curiosa sulla sala bianca è che in origine veniva chiamata sala nera in quanto il mobilio disegnato dall’architetto Jappelli era dipinto in quel colore.

La sala rossa è il nucleo centrale del Caffè Pedrocchi, qui si trova il bancone del Caffè costruito su disegno dello Jappelli, bancone marmoreo a forma ellittica terminante con sei zampe leonine. I bassorilievi e l’orologio ancora funzionante posti sopra il bancone avevano nell’800 una funzione simbolica: ricordava ai padovani e ai visitatori che questo era il “Caffè senza porte”, un caffè che non chiudeva mai. Nelle pareti opposte alle finestre si possono trovare i dipinti dei due emisferi di mappamondo in proiezione stereografica aventi come caratteristica il settentrione in basso e nomenclatura in lingua francese.
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LE SALE DEL PIANO NOBILE
Il Piano Nobile, venne inaugurato nel 1842 in occasione del Quarto Congresso degli Scienziati Italiani. I diversi ambienti ruotano attorno alla sala principale. Un susseguirsi di stanze decorate e arredate “a tema” per rendere omaggio agli stili passati. Un tempo concepite con la funzione di ridotto, punto di incontro fra artisti e letterati, oggi la location ideale per ospitare cerimonie nuziali, conferenze, meeting ed eventi.




Le altre sale del Piano Nobile sono la Sala Etrusca, la Sala Greca, la Sala Moresca, la Sala Romana, la Sala Rinascimentale e la Sala Gotica.
Il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea
A fianco del prestigioso Piano Nobile dello Stabilimento Pedrocchi si trova il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea, che documenta fatti e protagonisti di un secolo e mezzo di storia padovana e nazionale, dalla caduta della Repubblica Veneta (1797) alla promulgazione della Costituzione Italiana il primo gennaio del 1948.