Nella biblio-mediateca del Vomero a Napoli…
Giustino Gatti e Marisa Lembo, una vita da giudice il primo, insegnante in pensione la seconda, nella vita hanno fatto coppia d’intenti e di cuore. Come ora che assieme hanno dato vita ad un “salotto” culturale nel cuore della Napoli che vive al Vomero, in via Bernini 150, ad appena pochi passi da piazza Vanvitelli che in questi anni ha ospitato ed ospita gratuitamente artisti, musicisti, ricercatori, scienziati, studiosi d’impegno civile e anche scrittori controcorrente come nel caso recente del giornalista Francesco De Rosa e del suo libro “Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti” di cui si è discusso lo scorso 16 maggio.
L’ambiente ed altri tempi. Tutto curato nei minimi dettagli e tutto da’ un fascino immenso. Persino le luci intermittenti e le sedie fasciate di stoffa come si fosse ad in un teatro prestigioso. Perché l’arte, la cultura, i libri, i temi che contano meritano posti che sono belli ed accoglienti. Così la biblio-mediateca Ethos e Nomos che il già giudice ora in pensione Giustino Gatti e la moglie, già insegnante ora in pensione Marisa Lembo hanno lo stesso intento, la stessa identica ispirazione: parlare e far vivere di cultura nel cuore della Napoli bene questi tempi moderni, così distratti, così frenetici. Tanto che al giornalista e scrittore Francesco De Rosa, autore di un libro di cui si è molto dibattuto sin da titolo, Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti pubblicato con le edizioni neomediaitalia è venuto subito in mente il paradigma della lentezza da sublimare e ricercare nelle trame frenetiche del nostro tempo. Trovata lì ad un passo da piazza Vanvitelli in occasione di un incontro/presentazione sui temi del suo libro. A favorire l’incontro galeotto è stato uno dei suoi migliori amici, il musicista e compositore Girolamo De Simone che proprio lì aveva già avuto modo di presentare un disco che lo vedeva coinvolto. Non a caso a parlare del libro di Francesco De Rosa c’è stato lui assieme c’era, con dimora a pochi passi da lì, l’avvocato rotale Federica Marciano di Scala. I tre (autore compreso) hanno dato vita ad un confronto sui temi tanto attuali del libro. Curiosità, aneddoti, incroci di prospettive frutto delle esperienze professionali ed umane che Federica Marciano di Scala e Girolamo De Simone hanno voluto portare all’attenzione dell’Autore e del pubblico presente il pomeriggio del 16 maggio nel salotto al Vomero di Giustino Gatti e Marisa Lembo anch’essi in sala attenti agli argomenti del libro interagendo nel merito. Un accenno dell’avvocato Federica Marciano di Scala al “bestiario” contenuto nel libro di Francesco De Rosa che di fatto ha fatto a “pezzi” i preti indentificando con lucida ed equidistanza i tipi di preti che si possono incontrare ha animato l’entusiasmo dei presenti.
«Il progetto del nuovo libro di Francesco De Rosa, intitolato “Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti” – ha sottolineato Girolamo De Simone – è perfettamente espresso già nelle prime pagine: “Io mi beo al pensiero che sotto lo spettacolo del cielo tutti hanno il medesimo diritto di parola. Libertà di credere o di non credere. Di chiamare Dio in un nome o in un altro. Di pregare, imprecare, bestemmiare o astenersi da ciascuna di queste cose. Di credere che dopo la vita terrena ci sia altro oppure il nulla. Tutti, in fondo, sperando che quello in cui si crede (o non si crede) possa, alla fine, rivelarsi come il giusto, come la verità. Nessuna libertà è arrivata mai a tanto come quella che Dio ha lasciato e lascia a ciascuno degli esseri umani che c’erano, ci sono e ci saranno”. Una frase che potrebbe essere fraintesa, ma che, invece, va in direzione di una maggiore apertura della Chiesa, nell’auspicio costruttivo di uno sguardo in grado di travalicare le gerarchie e le mediazioni terze che si frappongano tra uomini che cercano Dio, e liberamente lo chiamano, in una sorta di ‘sacerdozio universale‘, che metta tutti e ciascuno in condizione di farsi… prete di sé stesso. Denso ma scorrevole è il testo, dove l’Autore si raffronta in amichevole confronto con il Vescovo Emerito Beniamino Depalma, il quale ultimo disegna una costellazione di senso attraverso riferimenti plurimi, bellissimi, che andranno letti con puntualità, all’interno del volume: Tra questi una frase esemplare: “Non possiamo aver paura del nuovo, in nessun campo della vita, perché potrebbe creare inciampi o impedire l’innesco di processi di miglioramento, di scoperta, di ampliamento di orizzonti, di ripartenze per nuovi traguardi”»
Pregevole è stato anche il richiamo che il musicista Girolamo De Simone ha fatto nel corso della presentazione del libro ad Aldo Braibanti. «La cultura – ha detto De Simone – non è l’amore per un solo libro, ma è gioia e tensione per una ricerca del rinvio ad altro, che è senso, direzione. Ogni testo di questo tipo rilancia ad altri libri, ad altre riflessioni che facciamo nostre, in ore notturne di tensione e ricerca. Due lanci di senso mi fa obbligo riferire. Il primo è verso un saggio di Aldo Braibanti, il poeta che subì profonde ingiustizie fino a morire povero e dimenticato. Il testo si intitola “Appunti per una ricerca sul grottesco”, e risale al 1951, anche se fu poi pubblicato nel 1969 da Feltrinelli, in un libro/compendio intitolato Le prigioni di Stato, ormai introvabile. Tutto il volume andrebbe letto nelle Università, ma ciò non accade in un paese come il nostro incline alla rimozione o alla fagocitazione normalizzante delle istanze più belle e libere. Ne propongo un estratto: “Fede è … il concetto che diviene consapevole dei suoi limiti e, per sopravvivere, cede il passo alla vita; è la riflessione che si sottomette all’intuizione, per averne nuovo alimento e per servirla lungo le nuove strade scoperte. La fede è sempre legata a un preciso gesto morale: se divenisse assoluta, allora si identificherebbe con la vita, con l’amore, e non sarebbe più fede“».
Non sono mancati gli apporti vivaci di punti di vista diversi, le testimonianze, le esperienze personali sul clero, la fede, i preti e il mondo moderno che i presenti, prima ancora di leggere il libro di De Rosa hanno voluto offrire alla conversazione esaltando di fatto le stesse finalità del salotto culturale di via Bernini, 50 a Napoli. Non a caso si legge qui sul portale di Ethos e Nomos qualche anno fa «L’ideazione di una biblio-mediateca, al centro del Vomero, di facile accessibilità e d’intenzionale apertura ‘erga omnes’, per le sue molteplici attività, si è subito profilata ai suoi promotori, Giustino Gatti e Marisa Lembo, come un impegno notevole. Riqualificata e corredata di circa 30000 libri, 8000 film, migliaia di documentari e una piccola sezione emeroteca, questa struttura, già da tre anni animata da attività culturali giornaliere, grazie alla solerte disponibilità di numerosi docenti universitari, esperti, scienziati, magistrati, artisti, è ancora parzialmente inespressa, data la potenzialità di fruizione ancora più vasta. L’azione raggiunge adulti e studenti, specie delle scuole superiori, come supporto, integrazione e approfondimento dei più diversi ambiti disciplinari, in modo transdisciplinare, talvolta ludico (per es. per aree scientifiche e linguistiche), talvolta sperimentale e laboratoriale, talvolta seminariale, comunque dialogico e democratico, di alto profilo teorico, pur non rigidamente accademico. Occorrerà peraltro adoperarsi ancora enormemente, con la collaborazione di molti volontari, per conseguire l’intento principale di raggiungere fasce sociali svantaggiate, adolescenti e bambini delle periferie e di zone e quartieri deprivati, dove si possono scoprire veri talenti da coltivare a beneficio della comunità civile o fornir loro opportunità di interlocuzioni, di orientamento, di ampliamenti cognitivi o anche consigli da parte di esperti. Pertanto le prime finalità, che ispirano questa nuova realtà culturale e che devono propagarsi, sono: 1) Dimostrare la Gratuità, con un “mecenatismo illuminato”; 2) Realizzare la Sussidiarietà, integrando e sostenendo le Istituzioni; 3) Rafforzare, specie sul piano cognitivo, il metodo della Sostenibilità, fisica, ambientale, economica, sociale, secondo sobrietà, consapevolezza, prassi; 4) Accrescere l’habitus della Solidarietà, secondo principi di modestia, discrezione, effettiva utilità, rispetto della dignità; 5) Divulgare la Cultura; 6) Educare alla Bellezza; 7) Praticare il Rispetto nel pluralismo».
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Ecco un breve reportage fotografico della presentazione